lunedì 1 dicembre 2008

7G06 Lisa sogna il blues

Lisa è triste perché nessuno la comprende né a casa, né a scuola. Riusciranno a farle tornare il sorriso Marge e “Gengive sanguinanti”, un bluesman di strada. Dall’altro lato Homer, che non riesce a battere Bart in un videogame di pugilato, si fa aiutare da un ragazzino. Ma la partita decisiva tra padre e figlio verrà interrotta da Marge.

È la puntata in cui Lisa viene mostrata nella filosofia di vita in cui si riconosce. Personaggio dalle sfaccettature più ampie di tutta la serie, talentuosa, geniale, colta ma anche coerente, moralmente integra eppure malinconica, bistrattata, non accettata. Non riesce ad esprimere la sua carica emotiva, il suo pensiero perché soffocata da un ambiente omogeneizzante, comprimente, fatto di animalità (Bart e Homer), rassegnazione (Marge), televisione (Maggie), ottusità (i maestri di musica e ginnastica).Il dialogo tra Homer e Lisa è cifra dell’incomprensione tra lei e il resto del mondo (“ - Mi domando che senso ha tutto questo, che cosa sarebbe cambiato se non fossi esistita, come possiamo dormire la notte quando c’è tanta sofferenza nel mondo - Spegnendo la luce! …cara. Andiamo Lisa, monta sul cavallino…”). Ma la via di fuga è la musica, il blues incarnato da “Gengive sanguinanti” leggenda metropolitana, personaggio quasi metafisico e fantasma notturno, inesistente nella quotidianità Springfieldiana. Ma il finale improvvisato di Gengive è un gesto di estremo raccoglimento dove tutta la famiglia può finalmente attingere all’ arte di questo personaggio godendone i frutti. La luna blu è l’emblema di un istante di stasi mistica, di esistenza superiore che per un attimo coglie tutti noi. Il ritmo della puntata è naturalmente dato dalle note dei sassofoni piene di cambi di registro, vivide, ora lente ora rapide, invitanti alla riflessione. L’atmosfera che ne esce è onirica, trasognante, eterea.

Compare per la prima volta Gengive Sanguinanti. Lo scherzo di Bart al telefono è “Mutan-dina”. La frase di Bart (non pronunciata) è “Non istigherò alla rivoluzione”. In poltrona viene scalzata Maggie ripresa al volo da Marge.

7G05 Bart il grande

Bart, pestato più volte dal bullo Nelson per avere aiutato Lisa, si vendica grazie all’aiuto del nonno e di un ex-generale di guerra creando un battaglione di guerra con i suoi amici. Alla fine un’armistizio blocca lo scontro tra i due.

Puntata senza infamia né lode che però per la prima volta plasma il ritmo degli eventi a seconda del tema che si vuole trattare. Si nota palesemente infatti l’atmosfera militare data dal ripetersi di marcette, scene di suspance e un montaggio che ricorda tutti i maggiori stereotipi dei film di guerra (le scene rapidissime in cui si effettua la preparazione del battaglione). Per la prima volta i Simpson assomigliano più ad un film che ad un cartone animato. La puntata imposta su una trama adolescenziale (come il fenomeno del bullismo) una struttura molto più solida con tematiche più elevate. La morale della puntata è in quella “mangiata” finale in cui l’armistizio è destinato a durare poco e la conclusione poco conclusiva di Bart in cui dice tutto il contrario di tutto con nozioni scolastiche deviate mescolate con la cultura americana pop moderna (“Non esistono guerre buone a parte le seguenti eccezioni: La rivoluzione americana, la seconda guerra mondiale e guerre stellari”). I Simpson sono tutti qui, in quella ambiguità di opinione sui grandi temi, nell’ apologia della violenza osservata, nel passato glorioso collassato e frullato con il presente post-moderno e consumistico: Ma non è forse questa l’America?

Compaiono per la prima volta Nelson e Abraham Simpson. Stranamente non c’è la sigla iniziale.

martedì 25 novembre 2008

7G04 Amara casa mia

Homer scopre che la sua famiglia è rispetto alle altre mediocre, sfiduciata, depressa e nervosa. Tenta così di ritrovare la serenità familiare con l’aiuto di uno psicologo, ma la cura non dà i risultati sperati.

È la puntata che inaugura il filone sovversivo della serie dei Simpson dove l’”Happy end” alla Charlie Chaplin è ambiguo e fa riflettere. Pochi cartoons avevano osato tanto prima d’ora, la puntata è un concentrato di ipocrisia, isterismo, violenza (è qui che nascono Grattachecca e fichetto), bugie e potere logorante (il Burns di “sciogliete i cani”). Si comincia con il pic-nic nella villa Burns dove melensaggini e cattiverie la fanno da padrone (e la famiglia Simpson dà il meglio di sé in catastrofi), si continua con l’apologia della famiglia “infernale e demone” e il gran finale con la cura elettroshock che riesce a esaurire le speranze di cura dello psicologo Marvin Monroe. Ma ciò che si evince dal finale della puntata è che l’equilibrio della famiglia è da trovarsi proprio in quella instabilità quotidiana di fondo e ciò che potrebbe sembrare assurdo per le altre famiglie è la normalità per i Simpson che riescono perfettamente a nuotare in quella melma di stress, televisione ed esaurimento nervoso (Homer che dice “Quand’è che imparerò: Le soluzioni ai problemi della vita non si trovano in fondo ad una bottiglia ma… in tivù!”). L’umorismo non è ancora quello dei tempi d’oro, ovvero inaspettato, sorprendente, spontaneo e straripante, ma la strada presa è quella giusta.

Compaiono per la prima volta Grattachecca e fichetto, Marvin Monroe, Eddy e ….. La frase di Bart (non pronunciata) è “Non rutterò in classe” ed in poltrona questa volta viene scalzato Homer.

7G03 L’odissea di Homer

Homer, licenziato per aver distrutto una tubatura della centrale nucleare, si sente un fallito e tenta il suicidio. Il supporto della famiglia però lo porterà a combattere per le ingiustizie della città e a ritrovare il posto alla centrale come addetto alla sicurezza.

Le prime puntate sono le meno satiriche rispetto alla società in cui viviamo, in questa puntata si avverte però un cambiamento che frutterà nelle successive puntate. La carrellata iniziale che passa in rassegna i rifiuti della società (le scorie tossiche, le gomme, il carcere e infine la centrale nucleare) salutati come eroi è l’emblema di una società dove i monumenti sono diventati le brutture delle città. Oltre al solito Bart devastatore, l’approfondimento è dedicato ad Homer che passa “dalle polveri all’altare”. Homer è un quarantenne incompetente che con sfacciata fortuna (e con l’aiuto importante della famiglia) si trasforma in paladino della giustizia senza neanche accorgersene. Ciò che si apprezza di Homer è quella ingenuità di fondo che lo rende amabile e simpatico. Pur nella sua totale ignoranza Homer persegue ideali sani che tra l’altro sente suoi ed è questa la sua forza (e si lascia sfuggire al signor Burns “Lei non è stupido come sembra o come indicano i nostri test più sofisticati”). Nonostante tutto la morale della puntata è la sconfitta dell’ uomo contro il gigante centrale nucleare, il “grande male” personificato dalla figura maestosa del signor Burns, ma è una sconfitta a testa alta, con orgoglio.

Compaiono per la prima volta Otto Disk, Smithers, Burns, Shelby e Terry, Wender. Lo scherzo di Bart al telefono è “Pipì-Faccio”. La frase di Bart è “Non andrò con lo Skateboard per i corridoi” e la poltrona si rompe causando l’atterramento della famiglia.

lunedì 24 novembre 2008

7G02 Bart il genio

In un test di quoziente intellettivo Bart scambia il suo compito con quello di Martin, risulta così che egli è un genio. Viene trasferito in una scuola d’èlite e i rapporti con Homer diventano idilliaci. Bart regge però per poco la vita da cervellone e alla fine si decide a confessare per ritornare alla vecchia vita.

La seconda puntata non si discosta molto dalla prima anche se è chiaro un aumento di ritmo e un allargamento del raggio d’azione della famiglia che causa la creazione di nuovi personaggi. Ma la grande novità è l’approfondimento dedicato a Bart (è la prima puntata monotematica della serie): Il Bart che esce da questa puntata è già mostrato a tutto tondo e saranno pochi i tratti da modellare in seguito. Spirito ribelle, genio dell’azione, è il fautore dell’anticultura ingenua. La cultura che viene comperata con la furbizia e maciullata in maniera esplosiva. Il nichilismo inconscio e estremo è quello con cui la Carmen di Bizet (e si comincia a parlare di passato frullato e allucinato) viene distrutta dalla demenzialità di Bart e Homer (e che non toglie anche il sorriso a Lisa). La trame sono ancora indulgenti ma lo spirito da uragano destabilizzante c’è già.

Compaiono per la prima volta il direttore Skinner, Milhouse, Martin, la signorina Caprapal. La frase di Bart è “Non disegnerò donne nude in classe” e in poltrona Bart viene fatto saltare per poi ricadere davanti al televisore nella scena seguente.

7G01 Sola senza amore

Marge si sente sola e tradita dal marito Homer e telefona ad una radio per avere conforto. Homer però ascolta il dialogo alla radio e per farsi perdonare porta Marge a cena fuori. I tre figli Bart, Lisa e Maggie rimangono a casa con una babysitter rapinatrice che viene però catturata dai tre piccoli. L’intervento maldestro di Homer causa infine la fuga della delinquente.

La prima puntata della famiglia Simpson è un abbozzo informe che contiene già i semi di ciò che sarà una delle grandi allegorie del novecento. Alcune idee fondamentali sono già presenti (la televisione sovrana, l’amore continuamente perso e ritrovato, il degrado familiare, i vizi dell’America Reeganiana) ma mancano ancora l’ironia corrosiva, le citazioni al fulmicotone, la vastezza dei contenuti e dei personaggi che hanno fatto grande questa serie. Il disegno è ancora spigoloso, la scenografia è vuota, il ritmo è piuttosto statico. I personaggi sono abbozzati sia da un punto di vista figurativo che psicologico e mancano di personalità (basti notare la figura di Lisa), la trama è lineare, non presenta ambiguità di sorta.

Compaiono per la prima volta i personaggi di Boe, Barney e Lenny. Gli scherzi di Bart al telefono sono “al-coolizzato” e “Mort-Dillon”. La sigla è leggermente diversa da quelle regolari anche a causa della mancanza di personaggi ancora presentati. La frase di Bart è “Non griderò al fuoco in una classe affollata” e la famiglia in poltrona è l’originale.