martedì 25 novembre 2008

7G03 L’odissea di Homer

Homer, licenziato per aver distrutto una tubatura della centrale nucleare, si sente un fallito e tenta il suicidio. Il supporto della famiglia però lo porterà a combattere per le ingiustizie della città e a ritrovare il posto alla centrale come addetto alla sicurezza.

Le prime puntate sono le meno satiriche rispetto alla società in cui viviamo, in questa puntata si avverte però un cambiamento che frutterà nelle successive puntate. La carrellata iniziale che passa in rassegna i rifiuti della società (le scorie tossiche, le gomme, il carcere e infine la centrale nucleare) salutati come eroi è l’emblema di una società dove i monumenti sono diventati le brutture delle città. Oltre al solito Bart devastatore, l’approfondimento è dedicato ad Homer che passa “dalle polveri all’altare”. Homer è un quarantenne incompetente che con sfacciata fortuna (e con l’aiuto importante della famiglia) si trasforma in paladino della giustizia senza neanche accorgersene. Ciò che si apprezza di Homer è quella ingenuità di fondo che lo rende amabile e simpatico. Pur nella sua totale ignoranza Homer persegue ideali sani che tra l’altro sente suoi ed è questa la sua forza (e si lascia sfuggire al signor Burns “Lei non è stupido come sembra o come indicano i nostri test più sofisticati”). Nonostante tutto la morale della puntata è la sconfitta dell’ uomo contro il gigante centrale nucleare, il “grande male” personificato dalla figura maestosa del signor Burns, ma è una sconfitta a testa alta, con orgoglio.

Compaiono per la prima volta Otto Disk, Smithers, Burns, Shelby e Terry, Wender. Lo scherzo di Bart al telefono è “Pipì-Faccio”. La frase di Bart è “Non andrò con lo Skateboard per i corridoi” e la poltrona si rompe causando l’atterramento della famiglia.

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